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Die Sammlung

I. Jahrgang 1933-1934

II. Jahrgang 1934-1935

Bibliografia

Titolo: Die Sammlung

Sottotitolo: Literarische Monatsschrift. Unter dem Patronat von André Gide, Aldous Huxley, Heinrich Mann.

Editore: Klaus Mann

Casa editrice: Querido Verlag

Luogo di pubblicazione: Amsterdam

Formato: In ottavi

Periodo di pubblicazione: I. annata, Settembre 1933- Agosto 1934 (12 numeri) / II. annata, Settembre 1934- Agosto 1935 (12 numeri)

Frequenza di pubblicazione: mensile

Rubriche: Glossen

Reprint:

-Die Sammlung. Literarische Monatsschrift. Herausgegeben von Klaus Mann, Nendeln/Liechtenstein: Kraus Reprint 1970. 2. voll: I. Jahrgang (1934); II. Jahrgang (1935). [Non fotostatico]

-Die Sammlung. Literarische Monatsschrift. Unter dem Patronat von André Gide, Aldous Huxley, Heinrich Mann. Herausgegeben von Klaus Mann, München: Rogner und Bernhard 1986. 2. voll: I. Jahrgang (1934); II. Jahrgang (1935). [Non fotostatico]

Collaboratori di spicco: Klaus Mann, Ernst Bloch, Johannes Becher, Walter Berendsohn, Menno ter Braak, Bertolt Brecht, Jean Cocteau, René Crevel, Alfred Döblin, Albert Ehrenstein, Albert Einstein, Lion Feuchtwanger, Bruno Franck, Alexander Frey, Golo Mann, Heinrich Mann, André Gide, Oskar Maria Graf, Ernest Hemingway, Stefan Heym, Kurt Hiller, Magnus Hirschfeld, Aldous Huxley, Erwin Egon Kisch, Else Lasker-Schüler, Max Lenz, Ferdindand Lion, Ludwig Marcuse, Peter de Mendelssohn, Heinz Politzer, Nico Rost, Joseph Roth, Leopold Schwarzschild, Jakob Wassermann, Arnold Zweig.

     Nel maggio 1933, due mesi dopo la sua fuga dalla Germania, Klaus Mann, ancora in Svizzera, scrive a diversi letterati con lo scopo di coinvolgerli nel suo progetto: ha in mente di fondare una rivista letteraria in Svizzera per la quale ha già pronto il nome, Die Sammlung. Pensa a Zurigo come possibile luogo per la pubblicazione e conta sull’appoggio della poetessa svizzera Annemarie Schwarzenbach, amica sua e della sorella Erika, disposta a finanziare parte dell’impresa. Nelle lettere risalenti al maggio e al giugno 1933 Klaus Mann presenta il suo progetto come ‘esclusivamente letterario’, non aspirando a realizzare con la Sammlung un rivista politica. Ad Hermann Hesse scrive il 12 maggio del ’33: «Natürlich muss sie in ihrer Grundhaltung oppositionell sein, aber nicht tagespolitisch – das müssen wir anderen überlassen – vor allem wollen wir sie als ein Forum für die "europäische Jugend" – so weit diese noch existiert». La cautela nel presentare la sua rivista come esclusivamente "letteraria" emerge da tutte le lettere scritte in questo periodo e finalizzate a raccogliere possibili collaboratori. Nella lettera a Hermann Kesten del 15 maggio ’33 ribadisce che la sua rivista sarà «ganz literarisch und oppositionell nur auf eine würdige Weise».

     A direzionare l’impresa verso la casa editrice Querido di Amsterdam fu l’incontro a Parigi con Fritz Landshoff. Landshoff era stato costretto ad emigrare dalla Germania allorché, con l’avvento dei nazisti, la casa editrice berlinese di Gustav Kiepenheuer, presso la quale collaborava con  Hermann Kesten e Walter Landauer, dovette chiudere i battenti. Nella casa editrice di Kiepenheuer, infatti, avevano pubblicato pressoché esclusivamente autori di sinistra (Brecht, Feuchtwanger, Kaiser, Heinrich Mann, Toller, Anna Seghers ed altri). Per mezzo dello scrittore olandese Nico Rost, Landshoff conobbe l’editore Emanuel Querido di Amsterdam, il quale, nemico del fascismo e in modo particolare accanito avversario del nazismo, gli propose di fondare presso la sua casa editrice una Abteilung riservata solo alla produzione degli scrittori tedeschi emigranti. Dopo un incontro a Parigi con Klaus Mann, Landshoff si dimostrò entusiasta all’idea di una rivista degli emigranti. Tuttavia, nutriva serie preoccupazioni sul rischio finanziario che l’impresa avrebbe comportato. Dopo avere sondato il terreno tra gli autori disposti a collaborare per la rivista, e constatato che la poetessa Annemarie Schwarzenbach si dichiarava disponibile a finanziare gli onorari degli autori per i loro contributi, Landshoff mediò con l’editore Querido per incoraggiarlo ad accogliere presso la sua casa editrice il progetto di Klaus Mann.  Le circostanze favorevoli consentirono l’avvio ad Amsterdam della prima rivista degli emigranti, Die Sammlung, la quale con il primo numero del settembre 1933, anticipando di qualche settimana l’uscita della rivista praghese di Herzfeld Neue Deutsche Blätter, inaugurava la prolifica stagione della Exilpresse.

«Una specie di olandese Sami Fischer» viene definito da Klaus Mann l’editore Emanuel Querido di Amsterdam. Di origini portoghesi, discendente da una famiglia ebrea scampata alle persecuzioni in Spagna e Portogallo e riparata in Olanda negli anni dell’Inquisizione, Emanuel Querido aveva fondato da qualche tempo la sua casa editrice ad Amsterdam. Da convinto socialista e dispregiatore del nazionalsocialismo, per viva simpatia e solidarietà con gli intellettuali tedeschi emigranti aprì le porte della sua casa editrice anche a loro, fondando nella primavera del 1933 un’intera sezione dedicata alla letteratura tedesca degli emigranti. Ad Amsterdam simile apertura verso gli scrittori emigranti fu manifestata anche dalla casa editrice Allert de Lange. Le due case editrici, con il loro contegno di apertura agli emigranti tedeschi, non miravano certamente al profitto, furono animate piuttosto dal sentimento della solidarietà umana e politica verso chi, emigrando, aveva dichiarato la sua ostilità al fascismo. La direzione delle sezioni dedicate alla letteratura tedesca fu affidata, infatti, a collaboratori della casa editrice berlinese Kiepenheuer, costretta a chiudere dopo l’avvento dei nazisti: Fritz Landshoff si occupò della sezione tedesca per l’editore Querido, mentre Walter Landauer per la casa editrice Allert de Lange. Presso Querido furono pubblicati 110 libri di esuli tedeschi – Eine jugend in Deutschland di Ernst Toller, Jüdische Erneuerung  di Alfred Döblin, Die Geschwister Oppenheim di Lion Feuchtwanger, Der Haß di Heinrich Mann, per citare alcuni capolavori. La casa editrice Allert de Lange manifestava maggiore interesse per testi di storia, politica, economia, stampò 70 libri di emigranti tedeschi – tra gli autori vi furono Freud, Krakauer, Franz Blei, Brecht, Brod, Kesten e altri.

    Agli occhi di Klaus Mann, Amsterdam si presentava come «das eigentliche Heim […] des freien deutschen Buches», la vera patria del libero libro tedesco. Sebbene governata dal presidente Hendrik Colijn, appartenente al movimento antirivoluzionario, e perciò poco compiacente nei confronti dei comunisti e della loro propaganda, fino al 1934 l’Olanda non adotterà misure restrittive verso gli emigranti tedeschi. Si è stimato che degli oltre 30.000 profughi tedeschi arrivati in Olanda, un centinaio furono artisti, intellettuali, scrittori.

     Il titolo della prima rivista degli emigranti, Die Sammlung (La raccolta) porta in nuce il programma del suo redattore, Klaus Mann, sintetizzando con il principio della ‘raccolta’ una duplice finalità: ‘raccogliere’ attorno ad una rivista letteraria la «vera letteratura tedesca», ovvero la produzione di quanti erano emigrati in atteggiamento di ostilità e polemica verso il nazismo, e radunare attorno ad essa altresì l’elite degli scrittori e degli intellettuali europei. Con ciò Klaus Mann sperava di salvaguardare la letteratura tedesca, quella «veramente valida», dal rischio del disorientamento e della dispersione a seguito dell’emigrazione, e nello stesso tempo auspicava a concretizzare un «forum europeo» che rappresentasse idealmente un fronte compatto di lotta al nazismo. Nell’editoriale del primo numero, infatti, Klaus Mann delinea con chiarezza gli scopi della sua rivista: «Die Sammlung wird der Literatur dienen […] eine literarische Zeitschrift ist keine politische […] Trotzdem wird sie heute eine politische Sendung haben […] Sammeln wollen wir, was den Willen zur menschenwürdigen Zukunft hat, statt dem Willen zur Katastrophe; den Willen zum Geist, statt dem Willen zur Barbarei […] den Willen zur Vernunft, statt dem zur hysterischen Brutalität und zu einem schamlos programmatischen „Anti-Humanismus“ [...] Wir müssen uns, Angehörige aller Nationen [...] als ein Trupp empfinden». Con ciò la Sammlung si qualificava come un contenitore letterario, il quale, in grazia di collaboratori espressamente antifascisti, non veniva meno alla sua «missione politica».

     Il sottotitolo della rivista «Literarische Monatsschrift unter dem Patronat von André Gide, Aldous Huxley, Heinrich Mann» assurgeva altresì, come già il titolo, a preciso programma: la Sammlung voleva offrirsi come una rivista aperta alla collaborazione con ogni nazione europea, chiamando a ‘raccolta’ tutti gli intellettuali disposti a rispondere alla «barbarie» nazista con principi di umanesimo e di tolleranza. Sulla rivista scriveranno, infatti, non solo autori tedeschi ma di tutta l’Europa: francesi (Gide, Cocteau, Crevel, Berteaux), italiani (Carlo Sforza), svizzeri (Schwarzenbach, Humm, Lion), svedesi (Lagerkvist), olandesi (Braak, Rost, Last), inglesi (Huxley, Auden, Spenden), nonché autori dell’Unione sovietica (Pasternak) e americani (Hemingway, Milburn, Asch).

     La rivista aveva cadenza mensile, dal settembre del 1933 all’agosto 1935 uscì regolarmente. In Olanda non incontrò difficoltà di divulgazione, né fu sottoposta a censura. Nella primavera del 1934, dopo l’articolo di Stefan Großmann, dal titolo inequivocabile Unabhängiges Österreich, la circolazione della rivista fu proibita in Austria. Che alcuni numeri raggiunsero anche la Germania, è un dato certo. I vertici del regime ne erano a conoscenza e ne misero in rilievo il carattere d’opposizione. Proprio per cautelare gli interessi degli editori rimasti in patria, alcuni scrittori prominenti citati come possibili collaboratori della rivista dall’editore Querido, si sentirono in dovere di prendere le distanze e dichiararsi contrari all’inserimento del loro nome nella lista dei collaboratori, ricusando altresì ogni possibilità di collaborazione. La rivista offrì, già dal suo semplice apparire, occasione per evidenziare l’irresolutezza di molti intellettuali tedeschi, i quali, pur emigrando, non si erano risoluti per una decisa presa di posizione contro il nazismo.

     Tra gli autori prominenti che dapprima avevano dato l’assenso all’inserimento del loro nome nella lista dei collaboratori e poi si ritrassero, emerge il caso di Thomas Mann. Notoriamente, Thomas Mann ebbe scarso ruolo nella prima attività giornalistica del figlio. A differenza del fratello Heinrich, non fu tra i patrocinatori della Sammlung, né tra i  suoi collaboratori – nella rivista non v’è una sola riga scritta da Thomas Mann. Non solo, già all’uscita del suo primo numero, ufficialmente per cautelare gli interessi dell’editore Fischer rimasto in patria, Thomas Mann prende le distanze dalla rivista che, a suo avviso, odorava di inequivocabile tendenza politica. La corrispondenza epistolare tra padre e figlio nei mesi che precedettero l’uscita del primo numero della Sammlung, rivela, tuttavia, l’irresolutezza di Thomas Mann. Nella lettera del 20 agosto del 1933 Klaus Mann incoraggiava il padre ad abbandonare qualunque legame letterario con la Germania: prevedeva che il romanzo sul quale lavorava non sarebbe stato accolto giustamente in patria e che, tra l’altro, stante l’illecita requisizione in quei mesi dei beni di famiglia da parte del regime, quasi certamente l’onorario promesso da Fischer non avrebbe mai raggiunto il destinatario. Con ciò Klaus tentava di attirare il padre verso l’editore Emanuel Querido. Rispondendo al figlio, Thomas Mann si apriva alla possibilità di una collaborazione con la rivista, dando il permesso all’inserimento del suo nome nella lista dei collaboratori: «Gegen mein Figurieren», scrive in una lettera, «auf eurer Liste (der Prospekt war ja recht lecker) habe ich garnichts». Prendendo quindi alla lettera la disponibilità del padre, Klaus Mann gli propone di recensire Spengler. Ma il 13 settembre 1933, dopo avere letto il primo numero della Sammlung, Thomas Mann constata che «il carattere del primo numero dellaSammlung non è conforme al suo programma originario». Comunicava perciò la sua decisione di non comparire tra i collaboratori della rivista, stante la sua collaborazione con l’editore Fischer rimasto in patria. Una lettera privata di Thomas Mann scritta all’editore Fischer, nella quale mette in luce la sua distanza dalla rivista, fu data invece alle stampe. Molti intellettuali manifestarono piena solidarietà a Klaus Mann, biasimando il contegno di Thomas Mann e, come lui, di altri due prominenti, René Schickele e Alfred Döblin. Lo scandalo iniziale non fece vacillare la rivista, fu foriero, piuttosto, di solidarietà espressa da molti intellettuali – una lettera di solidarietà, pubblicata sul terzo numero del 1933, giunse anche da parte di Romain Rolland.

     Per due anni la Sammlung contò su una divulgazione affidata a 3000 esemplari al mese. Il numero degli abbonamenti, in grado di salvare una rivista, fu relativamente irrisorio – 700 abbonati. La vendita occasionale non riuscì a garantire la sopravvivenza della rivista. Dopo due annate, nelle quali oltre 300 collaboratori avevano preso la parola, la rivista non fu più stampata per le difficoltà economiche – all’agosto 1935 risale il suo ultimo numero.

     L’impressione immediata di un lettore contemporaneo che si accosti alle pagine della Sammlung sarà quella di avere tra le mani un mixtum compositum: un’antologia letteraria al cui interno si collocano anche pezzi ben riusciti di interesse socio-culturale e ‘politico’ in senso ampio. A differenza di molte riviste degli emigranti (Die neue Weltbühne, Internationale Literatur, Das Neue-Tagebuch etc.), nelle quali è possibile seguire il vivo dibattito e la reazione sui fatti in Germania, sullaTagespolitik in senso stretto, la Sammlung non si apre a questa prospettiva. All’interno di ogni numero della rivista la maggior parte degli interventi è di ordine prettamente letterario: estratti di romanzi editi da Querido, poesie, schizzi in prosa. A ciò si aggiungono articoli più di natura ‘kultur-politisch’ che di natura ‘politica’ in senso stretto. Nella rubricaGlossen, che chiude ciascun numero, è dato rintracciare, accanto alle recensioni, anche critiche spronate dagli eventi in Germania – la demistificazione della letteratura sotto il regime (dal teatro ai romanzi), l’attacco sarcastico alla propaganda o ad alcuni ministri prominenti. Solo a partire dal 1934 sarà aperta una rubrica intitolata Deutsche Chronik.

     Gli articoli letterari della rivista sono variegati. Alcuni di essi tradiscono una scelta precisa – quella di pubblicizzare gli autori pubblicati dalla casa editrice Querido: Der rote Bart di Joseph Roth (H.1, 1933, p. 26); Der verlorene Sohn di Gustav Regler (H. 2, 1933, p. 80); Die Geschwister Oppenheim di Feuchtwanger (H. 3, 1933, p. 137); Leopold der Ungeliebtedi Ludwig Bauer (H. 1, 34, p. 9), Cervantes di Bruno Frank (H. 2, 1934, p. 101). La maggior parte degli articoli letterari riguardando pezzi in prosa, oltre agli estratti dei romanzi, anche racconti, schizzi in prosa, reportage, tra gli autori: Wassermann, Roth, Kesten, Klaus Mann, Toller, Kafka (dal lascito), Feuchtwanger, Frey, Claire Goll, Hemigway, Huxley e altri. Diversi sono poi gli articoli impegnati sul fronte della critica letteraria, facendo il punto sulla letteratura tedesca ‘interna’ e sul quella degli emigranti. L’attenzione alla letteratura tedesca del Reich si manifesta soprattutto nei confronti del teatro, non mancano poi osservazioni sull’andamento dell’arte cinematografica o sulle trasmissioni radiofoniche. Le recensioni sono riservate esclusivamente a pubblicizzare testi di autori emigrati. Quasi per ogni numero della Sammlung viene fornito spazio alla poesia – le tematiche sono sempre diverseda un numero all’altro, non vincolate da un preciso filo conduttore: da Becher a Hellmert, da Brecht a Lasker-Schüler, Politzer, Oskar Maria Graf, Gide. Non meno alta è l’attenzione verso la  letteratura europea: un intero numero della rivista fu dedicato, per esempio, alla letteratura olandese (H. 8, 1934) – oltracciò diversi sono gli articoli concernenti lo stato della letteratura inglese e francese.

     Una certa eterogeneità viene offerta dagli articoli con occhio all’attualità politica. Non si può dire che la Sammlungsia un forum politico, i fatti del giorno in Germania sono seguiti poco. Tuttavia, diversi sono gli interventi miranti a criticare il fascismo: l’articolo d’apertura di Heinrich Mann, concernente la questione dell’educazione all’odio imposta dal regime per la gioventù (H. 1, 1933) apre idealmente la strada a molti altri articoli che, sfruttando un tema generico, non mancano di colpire il fascismo o di manifestare esecrazione. I temi affrontati dalla rivista in campo di attualità riguardano: la questione dell’annessione della Saar, il problema del riarmo, l’antisemitismo, la posizione della Chiesa di fronte allo Stato nazista dopo il concordato. Non mancano poi articoli di interesse più largo: la questione israelo-palestinese, l’Austria, i piani economici americani.

     Da tale eterogeneità di intenti e di interventi è difficile seguire un filo rosso, un qualche ‘dibattito’ interno – come avvenne nel caso della rivista «Das Wort» sull’espressionismo. In un certo senso, la Sammlung è un forum aperto, che fornisce motivi, suggestioni, invogliando a riconoscere nel fronte compatto degli intellettuali chiamati in ‘raccolta’ un gruppo che mantiene ancora il sigillo della letterarietà e dell’acume critico. Tra gli stessi autori, oltre 300, che scrissero sulla rivista, le posizioni politiche erano certamente eterogenee. Sulla Sammlung, benché la tendenza di massima si fondi su un certo liberalismo democratico, scrissero marxisti (Becher, Brecht, Bloch), socialisti (Toller), radicaldemocratici (Heinrich Mann, Döblin, Arnold Zweig), zionisti (Brod, Infeld), liberali (Klaus Mann, Kesten, Kerr), conservatori (Golo Mann, Roth), apolitici (Wassermann, Lasker-Schüler) Con ciò la rivista mantenne il programma enunciato dall’editoriale: una raccolta di forze, un forum aperto.