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Maria Leitner

Maria Leitner nasce il 19 gennaio 1892 nella Croazia del nord, nella cittadella di Varaždin, poco distante da Zagabria, in una famiglia ebrea di lingua tedesca. Cresce tuttavia in Ungheria, in particolare a Budapest, dove compie anche gli studi liceali. Le informazioni sulla sua vita sono alquanto frammentarie e incerte. Secondo le voci più accreditate trascorre gli anni dal 1910 al 1913, dopo aver conseguito la maturità liceale, in Svizzera, per studiare lì storia dell'arte e sanscrito. Di ritorno a Budapest, nel 1913, prende a collaborare come giornalista alle pagine di «Az Est», un popolare giornale scandalistico. In seguito allo scoppio del primo conflitto mondiale, Leitner lavora per diverse testate giornalistiche ungheresi come corrispondente di guerra da Stoccolma.
Nel frattempo, anche sulla spinta dell'influsso che ebbero su di lei i fratelli János e Miksa, Maria aderisce ai nascenti movimenti di protesta antimilitarista, legati ai moti di ispirazione socialista sorti all'indomani della caduta dell'impero austroungarico. Il 1919 costituisce infatti un momento storico particolare per la politica ungherese, è l'anno in cui i socialisti, rappresentati da Béla Kun, riescono ad assumere il potere e salire al governo, che devono tuttavia lasciare solo 133 giorni dopo, a causa di polemiche interne al partito e dell'opposizione degli alleati. Nell'agosto del 1919, al culmine della crisi politica, Budapest viene attraversata da truppe rumene che, in un vero e proprio pogrom, uccidono più di 5000 comunisti e simpatizzanti del nuovo regime. Maria Leitner e i fratelli si danno alla fuga, rifugiandosi a Vienna. Lì, nell'estate del 1920, con l'incarico di delegata del governo ungherese, Leitner partecipa al II Congresso Internazionale dei Giovani Comunisti e lì conosce Willi Münzenberg. Grazie a lui ottiene un posto di lavoro come traduttrice dall'inglese presso una casa editrice comunista di Berlino, dove la scrittrice si trasferisce in compagnia dei fratelli. La sua attività di traduttrice, iniziata con la prima pubblicazione del 1923, è lunga e prolifica.
Nel 1925, per conto della casa editrice Ullstein, Leitner parte per l'America. Durante il viaggio attraversa il paese in lungo e in largo, visitando stati e città degli Stati Uniti, del Venezuela e anche un paio di isole caraibiche. Di questi viaggi sono rimasti oggi dei resoconti narrativi di grande intensità. Nella forma del reportage Leitner scopre infatti la sua maggiore vocazione alla scrittura. Il suo sguardo, di taglio senz'altro giornalistico, si mostra sempre volto all'indagine delle condizioni di vita e lavoro della gente del luogo. A questo proposito, per meglio osservare e raccontare esperienze di vita americane, svolge numerosi mestieri che le permettono di osservare diverse tipologie di lavoro e modalità di tutela del lavoratore.
Di ritorno a Berlino, nel 1929, Maria pubblica la sua prima novella, con il titolo di Sandkorn im Sturm. Il testo, che rielabora gli eventi della storia a lei contemporanea, viene pubblicato su un giornalino di ampia diffusione, dal titolo «Welt am Abend». Nell'anno seguente, lo stesso in cui appare il suo primo romanzo, Hotel Amerika, la scrittrice s'iscrive all'Unione degli scrittori proletari e rivoluzionari. Colleghi illustri ne facevano già parte, tra essi ricorderemo solo Anna Seghers, Bertolt Brecht ed Erich Weinert. Probabilmente per l'eccessiva esposizione alle polemiche politiche, per la sua fede ebraica, nonché per l'attenzione che la sua prosa dedicava ai problemi delle classi sociali più svantaggiate, alla condizione femminile e a quella dei lavoratori - problemi ai quali, a partire dal 1932 Leitner aveva dedicato numerosi reportage viaggiando per la Germania - fin dal 1933, il romanzo venne inserito nella lista dei libri proibiti e sgraditi al regime. Nello stesso anno la scrittrice, dopo aver trascorso alcuni anni sotto falso nome in Germania, decide di fuggire, passando prima per Praga per giungere, dopo varie peregrinazioni, a Parigi, dove resterà fino all'aprile 1940, mantenendosi con diversi lavori. Aiutata da un passaporto falso, riesce di tanto in tanto a far ritorno in Germania e a continuare la sua attività di osservatrice del mondo sociale politico: i suoi resoconti sulle mutate condizioni di vita nella Germania nazionalsocialista appaiono su numerosi giornali d'esilio francesi, russi e americani. È inoltre di questi anni anche la composizione del suo romanzo Elisabeth ein Hitlermädchen.
Nel 1940, con l'arrivo delle truppe tedesche a Parigi e per i motivi già elencati, la scrittrice è deportata nel campo d'internamento di Gurs, dal quale riesce a fuggire dopo due mesi di prigionia, per riparare prima a Tolosa e poi a Marsiglia.
Avendo compreso che le sue condizioni di vita sono sempre più precarie, Leitner scrive e invia numerosi appelli. Nonostante raccolga manifestazioni di sostegno da parte di alcuni colleghi, come ad esempio, Anna Seghers, non riceve nessun aiuto concreto. Un appello scritto del 4 marzo 1941 resta l'ultima testimonianza della sua presenza a Parigi. Da quella data, infatti, della scrittrice non si hanno più tracce. Le voci sulla sua possibile fine sono discordanti, in alcune fonti si legge che alla fine di quell'anno abbia lasciato la Francia e altrove che sia invece morta, in solitudine, di stenti.

 

Opere
Hotel Amerika, romanzo, 1930
Eine Frau reist durch die Welt, reportage di viaggio, 1932
Wehr Dich, Akato, ein Urwald-Roman, romanzo, 1932
Elisabeth, ein Hitlermädchen. Roman der deutschen Jugend, romanzo a puntate, 1937
Mädchen mit drei Namen. Ein kleiner Berliner Roman, romanzo, 1932
«Elisabeth, ein Hitlermädchen», einschließlich «Sandkorn im Sturm». Reportagen und Berichte von 1925-1933 und 1936-1939, romanzo novella e reportage, 1985
• Reportagen aus America, eine Frauenreise durch die Welt der Arbeit in den 1920er Jahren, reportage rivisti da Gabriele Habinger, 1999

 

Scelta bibliografica

Dimitrova-Moeck, Svoboda, Women travel abroad 1925 - 1932. Maria Leitner, Erika Mann, Marieluise Fleisser, and Elly Beinhorn. Womens's travel writing from the Weimar Republic, Berlin, 2009.
Poore, Carol, The Bonds of Labor. German Journeys to the Working World 1890-1990, Detroit, 2000, pp. 139-150.
Siegel, Eva- Maria, Jugend, Frauen, Drittes Reich. Autorinnen im Exil 1933 - 1945, Paffenweiler, 1993.
Id., Weibliche Jugend im Nationalsozialismus : massenpsychologische Aspekte in Exilromanen von Hermynia Zur Mühlen, Irmgard Keun und Maria Leitner, in «Galerie» 10, 1992, 378-383.
Schwarz, Helga W., Maria Leitner - eine Verschollene des Exils?, in C.-D. Krohn/ T. Koebner/ W. Köpke (Hg), Exilforschung. Ein internationales Jahrbuch, Bd. 5, Fluchtpunkte des Exils und andere Themen, München, 1987, pp. 123-134.
Schmidt-Ott, Anja, Young love - Negotiations of the Self and Society in Selected German Novels of the 1930s (Hans Fallada, Aloys Schenzinger, Maria Leitner, Irmgard Keun, Marie Luise Kaschnitz, Anna Gmeyner and Ödön von Horvath), Frankfurt am Main u.a., 2002.
Id., "Ich muss mich schwächer zeigen, als ich bin, damit er sich stark fühlen und mich lieben kann." Geschlechterbilder in Exilromanen von Ödon von Horváth, Maria Leitner, Anna Gmeyner und Irmgard Keun, in G. Stern/ J. Schöll, Gender -Exil -Schreiben, Würzburg, 2002, pp. 109- 128.
Stern, Guy, Literarische Kultur im Exil: gesammelte Beiträge zur Exilforschung, Dresden, 1998.
Weidermann, Volker, Das Buch der verbrannten Bücher, Köln, 2008.

 

Sitografia
http://www.phil-fak.uni-duesseldorf.de/germ2/verboten/erm/leitner.html 
http://www.sbg.ac.at/exil/article_5374.html
http://entertainment.timesonline.co.uk/tol/arts_and_entertainment/books/article6087207.ece


(Foto: http://www.phil.hhu.de/frauenarchiv/exil/leitner/index.html)